Genetica e screening familiare
Genetica
La cardiomiopatia ipertrofica è spesso di natura genetica e quindi familiare. I geni sono delle porzioni di DNA, una sostanza contenuta in tutte le cellule del nostro corpo e che le cellule utilizzano come “alfabeto” per costruire tutte le proteine (sostanze che servono per la struttura e la funzione cellulare) del nostro corpo. Una mutazione è un errore in uno di questi geni, che può essere o ereditato dai genitori o avvenire per la prima volta nei soggetti affetti; in entrambi i casi il gene alterato può essere trasmesso ai figli con una probabilità del 50%. A un gene alterato corrisponde una proteina alterata, che in alcuni casi può dare origine a una malattia. Visto che cellule di tessuti diversi utilizzano geni diversi, mutazioni (=errori) in un particolare gene coinvolgono in genere un determinato tessuto. La cardiomiopatia ipertrofica è quasi sempre causata da mutazioni in geni che servono per costruire proteine contenute nel tessuto cardiaco. I principali geni responsabili sono i geni collegati a: catene pesanti della beta-miosina, proteina C legante la miosina e la Troponina T cardiaca (ma ne esistono numerosi altri).
Nei pazienti che hanno la stessa mutazione nello stesso gene esiste una variabilità del grado di severità di malattia, e ciò è vero anche per soggetti affetti all’interno della stessa famiglia (cosiddetta espressività variabile). Inoltre, non tutti i pazienti che hanno la mutazione sviluppano la malattia (cosiddetta penetranza incompleta). Tipicamente la cardiomiopatia ipertrofica si manifesta durante l’adolescenza, ma può presentarsi in qualsiasi età, dalla nascita alla vita adulta avanzata.
È possibile mediante un prelievo di sangue eseguire la ricerca della mutazione responsabile della malattia e il nostro centro dispone di tecnologia di ultima generazione (“next generation sequencing”) per l’analisi genetica.
Screening famigliare
Lo screening famigliare viene consigliato in tutti i casi di cardiomiopatia ipertrofica, sospetta o accertata. Vengono di solito valutati tutti i parenti di primo grado (figli/fratelli o sorelle/genitori) o di secondo/terzo grado etc se sintomatici, o se c’è il sospetto di malattia. Lo screening di base comprende visita cardiologica, ECG ed ecocardiogramma; il centro poi potrà richiedere altri test, se opportuno. Si raccomanda di far eseguire lo screening in centri specializzati nella gestione delle cardiomiopatie, in quanto si possono riscontrare quadri clinici e strumentali iniziali di malattia sfumati e di difficile interpretazione diagnostica. Non esistono regole precise su quando iniziare lo screening nei bambini piccoli, ma di solito si consiglia una prima valutazione a 5-6 anni (o prima a seconda dei sintomi/storia familiare/discrezione del Medico) e poi a 10-12 anni, a cadenza annuale o semestrale durante la fase adolescenziale (fino a 18-20 anni) e successivamente ogni 3-5 anni nella fase adulta (o all’insorgenza di sintomi); tali fasce temporali sono indicative e possono variare a seconda della storia familiare o di variabili clinico/strumentali rilevate dal Cardiologo curante. Lo screening viene ripetuto nel tempo, perché la malattia può svilupparsi in qualsiasi età.